Dino: Italian Love Songs

Album musicale

Capitol Records

1962

Stati Uniti

scenario
categoria
media
tag
musica e canzoni

Dean Martin

Attore/Cantante

Che un artista di origine italiana come Dean Martin (Dino Paolo Crocetti, all’anagrafe) dedicasse un album alle canzoni della sua terra di origine è qualcosa che certamente, nel 1962 (data di pubblicazione del disco) non dovette sorprendere. Allo stesso modo non dovette sorprendere la scelta dei brani incisi, programmaticamente identificati dal titolo come “canzoni d’amore”, e il presentarsi in maniera familiare con il solo nome di battesimo, a escludere così ogni altro tipo di riferimento. La canzone italiana non è fatta solo da composizioni a tematica amorosa: esiste un enorme quantitativo di canzoni politiche, satiriche, umoristiche, cronachistiche e così via. La scelta di un disco di canzoni “d’amore” è dunque dovuta sostanzialmente a due fattori: il primo è il tipo di cantante che Dean Martin rappresentava, cioè un crooner, vale a dire un cantante “confidenziale” specializzato quel genere che in Italia potrebbe avere per equivalente Fred Bongusto o Ugo Calise; il secondo motivo è che l’Italia come terra dei “sentimenti”, della “passione”, e quindi dell’“amore”, è uno stereotipo che fa parte della visione del nostro paese che si ha negli Stati Uniti e che molti artisti italoamericani hanno spesso contribuito a cementare: certo, non tutti, perché se si guarda ai brani incisi per la comunità degli emigranti nei primi decenni del Novecento la scelta non era così ristretta e si trovano, per esempio, anche canzoni come Lacreme ‘e cundannate dedicata alla vicenda di Sacco e Vanzetti, composta e registrata nel 1927 dal cantante Alfredo Bascetta. Dean Martin, però, non era un cantante diretto alla comunità popolare emigrata in America ma era una star, pienamente inserita nel grande business della musica e quindi diretto al grande pubblico, le cui canzoni erano veicolate dai mass media e che pertanto necessitavano di evocare un immaginario convenzionale e rassicurante: rassicurante e convenzionale la tematica, rassicuranti e convenzionali anche le musiche negli arrangiamenti di Gus Levene, che utilizzano in gran copia gli archi, romantici per antonomasia, e punteggiano le varie canzoni di rimandi ad una tradizione musicale cristallizzata in strumenti considerati tipici del Bel Paese come mandolini e fisarmoniche. L’andamento, lento e uniforme per tutto il disco conferma una resa sonora data dalla percezione di una terra dove regna la serenità, incarnata nella propensione melodica e nell’assenza di tensione ritmica della sua musica. Viene dunque programmaticamente ogni scarto che la canzone italiana aveva potuto fare da quei binari: l’acquisizione dello swing che avvenne negli anni Trenta, per esempio, e cioè quella portata avanti da Natalino Otto o Alberto Rabagliati, o il recupero che ne fece Fred Buscaglione negli anni Cinquanta (e quindi prima dell’uscita di questo disco).

La scelta dei brani è altrettanto rivelatrice: Italian Love Songs si apre con una canzone napoletana (Just Say I Love Her, Dicitencello Vuje) e si conclude con altre tre (Torna a Surriento, ‘O marenariello e ‘O sole mio, rispettivamente Take Me In Your Arms, I Have But One Heart e There’s No Tomorrow). Ci sono poi un paio romane (Arrivederci Roma e Sott’er celo de Roma, in inglese On an Evening in Roma), alcune nuove composizioni (per esempio My Hearts Reminds Me, anche nota come And That Reminds Me, basata sul Concerto d’autunno, del 1956, di Camillo Bargoni) e la celebre romanza Mattinata, del 1904, scritta da Ruggero Leoncavallo per Enrico Caruso (qui You’re Breaking My Heart, nella traduzione di Vic Damone, altro cantante italoamericano che con questo brano ottenne il suo maggior successo). Nella versione pubblicata in cd stampata nel 2005 sono state aggiunte quattro tracce dove, finalmente, appare un minimo di ritmo e di swing che contrasta però completamente con lo stile del resto del disco e quindi, presumibilmente, non destinate ad esso: Bella bella bambina, Giuggiola, Simpatico e Belle from Barcelona.

Italian Love Songs, insomma, è da intendere soprattutto come un omaggio, probabilmente sentito come dovuto (o pensato come dovuto, in senso commerciale) visto che, a quanto sembra, l’artista non è mai stato nella sua terra d’origine. Anche Perry Como, l’altro grande crooner di origini italiane, dedicò un album al suo paese di provenienza, Perry Como in Italy, pubblicato nel 1966. E anche qui le canzoni napoletane fanno la parte del leone (ne compaiono ben cinque). Da segnalare poi un brano di Ritz Ortolani, tratto dalla colonna sonora del film The Yellow Rolls-Royce, del 1964. Ci sono poi due canzoni in comune con il disco di Dean Martin: ‘O Marenariello e Arrivederci Roma, che insieme al tema de La strada di Fellini, composto da Nino Rota, segnalava, già negli anni Sessanta, l’ormai acquisita attenzione degli americani alla cultura popolare della capitale grazie all’influenza delle produzioni cinematografiche.

Vettori collegati

Perry Como

Cantante/Attore

Dean Martin

Attore/Cantante

Arrivederci Roma

Film

'O marenariello

Canzone

Scheda redatta da: Giovanni Vacca