Vittorio De Sica

Regista/Attore

Pubblico Dominio

1946-1974

Italia-Stati Uniti

scenario
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persona fisica, cinema

Sophia Loren

attrice

Il doppio ruolo di regista d'autore e commediante all'italiana, rendono Vittorio De Sica una delle celebrità più premiate e contese dell'industria cinematografica americana del dopoguerra. Con Sciuscià (1946), Ladri di biciclette (1948), Ieri, oggi, domani (1960) e Il giardino dei Finzi Contini (1970) conquista ben quattro premi Oscar al miglior film in lingua straniera, contribuendo a rendere permanente la categoria all'interno dell'Academy e ad affermare internazionalmente il genere neorealista e della commedia all'italiana. Collaborando con Carlo Ponti, Dino De Laurentiis, Joseph Levine e David O. Selznick per l'esportazione americana delle sue opere, e recitando al fianco di star quali Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Peter Sellers, Clark Gable e Rock Hudson, De Sica vanta un'indiscussa presenza artistica e mediatica nel mondo del cinema americano per tutto il dopoguerra. 

Se Sciuscià è in assoluto il primo film in lingua straniera a ricevere l'Oscar, il suo Ladri di biciclette è considerato uno dei film più influenti per la storia del cinema mondiale e un canone del Neorealismo italiano. Conosciuto in America come The Bycicle Thief, il New York Times lo presenta come un ritratto "universale" della vita del dopoguerra: "Again the Italians have sent us a brilliant and devastating film in Vittorio De Sica's rueful drama of modern city life" sottolineando la maestria registica di De Sica e l'efficace scelta di ricorrere al sottotitolaggio inglese nel tradurre, mantenendoli, i dialoghi italiani.

Dopo aver ricoperto ruoli di spicco in fortunate saghe della commedia leggera come quella di Pane, amore e... (1953-55), De Sica si cimenta in un'inedita forma di co-produzione con David O. Selznick e la Columbia Picture per la realizzazione di Stazione Termini (1953). Il film godrà di una vasta distribuzione statunitense nel 1954, seppur vittima di un clamoroso taglio di 17 minuti operato dal produttore americano, che spingerà il regista italiano a rinunciare a future compartecipazioni produttive nel mercato hollywoodiano.   

Con la regia di Ieri, oggi e domani (1960) e La ciociara (1961), De Sica si fa ambasciatore di un nuovo cursus del cinema made in italy, in grado di coniugare commedia e critica sociale, che registra un altro clamoroso successo transatlantico. Riproponendo temi e cifre stilistiche legate al Neorealismo, De Sica firma un film stilisticamente maturo ed esplicitamente rivolto al mercato internazionale che permette a Sophia Loren di essere la prima attrice italiana a vincere il premio Oscar in un film italiano. Trainata da questo e altri successi americani come L'oro di Napoli (1954, distribuito nel 1957), Boccaccio ’70 (1962) e I sequestrati di Altona (1962), all' "esuberante" coppia Loren/De Sica è dedicato un grande servizio fotografico su Vogue US. "I have been asked why our combination has been so successful", dichiara De Sica, "It is really very simple…Sophia comes from Naples; I come from Naples". A incorniciare la dichiarazione, una foto a doppia pagina del regista nell'atto di legare una preziosa collana dell'italiana Mimi al collo di Sophia Loren.

I riconoscimenti oltreoceano per De Sica continuano con la candidatura all'Oscar per la sua interpretazione in Addio alle armi (Vidor, 1957), altra produzione hollywoodia targata David O. Selznick, e per il miglior film straniero a Matrimonio all'italiana (1964). Segue inoltre il successo delle distribuzioni di Sette volte donna (1967) e I girasoli (1970) curate dalla Embassy Pictures, nonché l'episodio de Le streghe (1967) dove dirige Clint Eastwood. La parabola artistica del dopoguerra di Vittorio De Sica si chiude ancora una volta in ascesa grazie al quarto premio Oscar per il miglior film straniero ottenuto per la regia de Il giardino dei Finzi-Contini (1972), tratto dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani (Einaudi, 1961) che riceve anche la nomination per la miglior sceneggiatura non originale.   

In occasione della ridistribuzione americana con nuovi sottotitoli de I Bambini ci guardano (1942), Miracolo a Milano (1950) e Umberto D. (1951), Peter Bondanella ha proposto una rilettura dello stile di De Sica contro una visione stereotipata del Neorealismo come genere sperimentalista e anti-stilistico. Secondo lo studioso, quello che De Sica ha esportato col suo cinema è invece un vero e proprio "stile" caratterizzato da "a fascinating blend of some characteristics film historians traditionally associate with neorealism (nonprofessional actors on occasion, real locations, social themes) with the most highly developed techniques of international cinema - deep focus photography, highly literate scripts (there was no improvisation in anything De Sica or Zavattini ever did together), and
professional performances from nonprofessional actors. One of De Sica's most individual traits - his prowess in directing children
or nonprofessionals - may be explained more by his own personality as a matinee idol actor in fascist Italy and his keen understanding of the craft of screen acting from personal experience, rather than some abstract neorealist principle espousing the theory that only nonprofessionals are 'realistic'".

Seguendo queste riflessioni, all'innovazione del linguaggio filmico esportato oltreoceano dai film di De Sica, infatti, vanno aggiunte le sue performance attoriali e la sua immagine divistica. De Sica propone al pubblico americano un modello d'italianità sofisticato e moderno in linea con quello esportato nei propri film. Le sue interpretazioni propongono un efficace blend fra eleganza e sprezzatura nobiliare, connotatata da una verve di "napoletanità" che attinge al repertorio della commedia dell'arte italiana. Nei suoi ruoli De Sica interpreta sovente il ruolo di "wise men", il galante e arguto imbonitore in grado di destreggiarsi nelle situazioni più spinose mantenendo eleganza e a plombe (con riuscito effetto comico). Debitore della sue esperienze teatrali, la recitazione di De Sica attinge al patrimonio della commedia dell'arte per tradurre sul grande schermo statunitense diversi modelli di italianità. In La baia di Napoli (Shevelson, 1960) è un elegante azzeccagarbugli napoletano che accoglie l'americano Gable alla stazione partenopea preferendo l'acqua della fontanella alla Coca Cola in bottiglia, e difendendo in tribunale la proletaria Loren con melodrammatica, quanto comica,  ostentazione retorica. In Le meraviglie di Aladino (1961) lo vediamo infine nei panni di un affabile genio della Lampada, all'interno di una singolare produzione italo-franco-americana che presenta una versione delle Mille e una notte caratterizzata da una spiccata vena di italianità.

Vettori collegati

Giulio Einaudi editore

casa editrice

Sophia Loren

attrice

Marcello Mastroianni

attore

Carlo Ponti

produttore

Joseph E. Levine

Distributor/Producer

Ieri, oggi, domani

Film

La ciociara

Film

Le meraviglie di Aladino

Film

Lux Film

Società di produzione e distribuzione cinematografica

Piero Poletto

Scenografo

Dino De Laurentiis

Produttore

Media gallery

Fonti

Bosley, Crowther, "The Screen: Vittorio De Sica's The Bicycle Thief, a Drama of Post-War Rome, Arrives at World", The New York Times, 13/12/1949.

Stern, Bert, "Ecco Sophia Loren", Vogue US, 01/11/1962, p. 99.

Bondanella, Peter (1997), "Three Neorealist Classics by Vittorio De Sica", Cinéaste, Vol. 23, No. 1, pp. 52-53.

Scheda redatta da: Giuseppe Gatti