USIS - Italia

Network di uffici dello United States Information Service in Italia

Italia; Stati Uniti

1943-1965

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La storia dei servizi di informazione americani in Italia risale al 1943 e all’arrivo delle truppe statunitensi nella penisola. Nei due anni successivi, la politica di informazione degli americani in Italia fu continuamente adattata sulla base dell’esperienze sul campo e dell’evolversi della campagna militare, procedendo di pari passo con le truppe.

Appena dopo lo sbarco in Sicilia, l’Office of War Infomation, in collaborazione con l’OSS, iniziò a prendere contatto con esponenti importanti della politica, dell’economia e della cultura italiana. Dal 10 luglio del ’43, inoltre, la radio, il cinema, la stampa e ogni altro mezzo di comunicazione furono posti sotto il controllo delle autorità alleate in tutti i territori liberati, attraverso lo Psychological Warfare Branch (PWB).

Il controllo angloamericano sui media nella penisola sarebbe durato fino al 31 Dicembre 1945, venendo progressivamente esteso su tutto il territorio nazionale, man mano che questo veniva liberato dall’occupazione tedesca.

Dopo il gennaio del 1945, le competenze nelle aree liberate furono trasferite all’OWI, mentre il PWB venne dismesso definitivamente nel maggio del 1945. E, tuttavia, il suo ufficio stampa rimase comunque operativo e mantenne il controllo sulle nuove pubblicazioni fino al 31 Dicembre 1945, quando l’Allied Military Government (AMG) cessò le sue funzioni e ogni giurisdizione passò al governo italiano.

Nei due anni precedenti, l’attenzione americana era stata rivolta, soprattutto, a enfatizzare il ruolo dell’intervento militare alleato, offrendo un’immagine positiva delle truppe angloamericane e del loro contributo alla liberazione del paese. L’intera attività di informazione era stata, dunque, imperniata attorno a quei valori di democrazia e libertà che avevano animato le politiche alleate nel corso del conflitto e che avrebbero dovuto offrire le basi su cui costruire il futuro.
A partire dai primi mesi del 1945, poi, il network di uffici dipendenti dall’OWI e dal PWB era stato denominato USIS (United States Information Service). Il primo centro USIS stabile in Italia fu aperto a Roma. Ne fu data notizia il 28 febbraio del ’45, con una nota al Ministero degli affari esteri da parte dell’Ambasciata americana.

All’apertura dell’ufficio di Roma seguì quella di altro quattro centri, a Napoli, Firenze, Palermo e Milano, ognuno dotato di una biblioteca, con circa cinquemila titoli tra volumi periodici; a Genova, Bari, Torino e Bologna furono, invece, inizialmente aperte solo delle reading rooms (l’apertura di veri e propri centri avverrà nel corso dei tre anni successivi). Nei due anni successivi, l’approccio adottato fu di carattere pedagogico-educativo, in linea con l’interpretazione della situazione italiana proposta, in un rapporto del 29 giugno 1945, dall’ammiraglio Ellery Stone, capo della Commissione Alleata di Controllo in Italia. Quest’ultimo era convinto che gli aiuti materiali non sarebbero stati sufficienti in un paese uscito da vent’anni di dittatura fascista ora pervaso da spinte rivoluzionarie. Stone incoraggiava quindi ad un poderoso impegno “nel campo dell’educazione e formazione mentale degli italiani, per avviarli a una
visione democratica della vita.” Sulla base di ciò, fino al 1947, l’attività dell’USIS fu intesa come un’attività di informazione e relazioni pubbliche e/o di natura educativa. Per questo motivo, i materiali diffusi in questa prima fase dai centri non avevano contenuti apertamente politici, bensì carattere tecnico-didattico e illustrativo.
In un simile contesto, l’immagine degli Stati Uniti fornita agli italiani non doveva servire solamente a sviluppare il rispetto verso gli americani e le loro istituzioni, così da alimentare la fiducia nella loro leadership internazionale, ma anche e soprattutto come il più efficace strumento per un’educazione pratica alla democrazia. In linea con tale atteggiamento e sua diretta espressione fu la pubblicazione, già dal marzo del 1945, di una rivista bimestrale in italiano, “Nuovo mondo”, il cui sottotitolo era “Rivista per il popolo italiano, pubblicata per la durata della guerra dall’Ufficio Informazioni degli Stati Uniti." Sotto la direzione di Bruno Zevi e con un personale composto da giornalisti sia italiani che americani, la rivista uscì fino all’ottobre del 1945, affrontando prevalentemente, quattro grandi temi: la guerra, l’Italia, l’America e l’America in Italia. A determinarne la chiusura non fu solo la definitiva conclusione del conflitto mondiale, ma anche l’immagine troppo edulcorata dell’America offerta dalle pagine della rivista. Nonostante ciò, “Nuovo mondo” può, opportunamente, essere considerato il primo tentativo statunitense di impostare un’attiva politica culturale in Italia, concentrando gli sforzi sulla presentazione di un’immagine degli Stato Unit tale da farli apparire non come qualcosa di distante e irraggiungibile, bensì come un modello imitabile oltreoceano.

La prima vera svolta nell’evoluzione della politica e delle attività dell’USIS in Italia si ebbe nel corso del 1947 e fu diretta conseguenza del mutare della situazione internazionale e dell’avvio della Guerra Fredda. Il viaggio di De Gasperi negli Stati Uniti, la cacciata delle sinistre dal governo e l’annuncio del Piano Marshall determinarono, infatti, un rilevante mutamento d’approccio, per cui l’intento culturale dell’USIS passò in secondo piano rispetto all’intento politico. La rete di uffici, sotto un più stretto controllo dell’ambasciatore americano a Roma, James Dunn, fu, quindi, inclusa nella poderosa campagna americana condotta a sostegno delle forze democratiche in Italia e dominata dal tema dell’anticomunismo. La polarizzazione del contesto internazionale e la conseguente minaccia rappresentata dal PCI avviarono, dunque, una escalation del ruolo dell’USIS nella penisola e un allargamento del programma, che proseguì nel corso degli anni successivi. Da questo momento, l'attività dell'USIS in Italia non si incentrò più non doveva più solo sulla presentazione della vita e della società americana, ma, partecipò alla costruzione di un’immagine dell’America come di un paese ricco e libero, la cui prosperità e il cui benessere erano riproducibili all’infinito e avrebbero garantito il più efficace antidoto contro la diffusione del comunismo.

Gli sforzi americani nella campagna anticomunista vennero riassunti nel giugno del ’48 in un lungo rapporto inviato da Dunn a Washington. L’esteso coinvolgimento dell’USIS – soprattutto attraverso la radio e la stampa – vi trovava conferma nel fatto che i temi trattati nel rapporto coincidevano perfettamente con quelli affrontati nel Notiziario quotidiano. Tra il ’47 e il ’48, quest’ultimo abbondò di pezzi sull’arrivo degli aiuti americani, affiancando elenchi e dati quantitativi sulle merci che ogni giorno arrivavano, a estratti dei discorsi tenuti da Dunn nel corso delle cerimonie ufficiali, e ad articoli di costume su iniziative di solidarietà promosse dal popolo americano verso la popolazione italiana. Quasi altrettanto frequenti erano, poi, gli articoli sull’ingresso dell’Italia nell’ONU, così come quelli su Trieste, i quali davano massimo rilievo alla posizione americana, favorevole alla restituzione del territorio di Trieste all’Italia. Furono, inoltre, intensificati i rapporti diretti con giornalisti e redattori italiani, nella misura in cui l’USIS offrì sostegno diretto tanto ai corrispondenti italiani dall’America, quanto a quei giornali che, non avendo inviati esteri, ricevevano dall’USIS notizie e materiale. Venne, inoltre, incrementata la durata delle trasmissioni di Voice of America, impegnata non solo in programmi di intrattenimento, ma anche in programmi – l’esempio maggiore era quello di Ai vostri ordini – dedicati i a soddisfare le curiosità italiane sulla società statunitense. Se, inoltre, nel pubblicizzare gli aiuti e i risultati del Piano Marshall, l’USIS si limitò ad affiancare l’attività della Divisione Informazione dell’ECA, pubblicizzandone le iniziative e diffondendone il materiale cartaceo e audiovisivo, ai suoi uffici fu affidata piena responsabilità nella divulgazione e promozione dell’Alleanza Atlantica e della NATO e, quindi, dei temi della pace e della sicurezza collettiva. In questa fase, infine, si fece ricorso principalmente alla stampa, alla radio e alla diffusione di materiale audiovisivo, ritenendo questi i media maggiormente in grado di raggiungere le masse.

L’anticomunismo, la promozione della NATO e il “mass approach” (cioè l’adozione di una strategia che si rivolgeva innanzitutto alle masse e, tra queste, in modo specifico ai lavoratori) sarebbero rimasti al centro dell’attività dell’USIS, fino al 1953.

Dopo la lunga campagna del 1948, un nuovo allargamento del programma si ebbe a partire dal 1950, con il lancio, da parte del presidente Truman della “Campaign of Truth." Nell’arco dei mesi successivi, nuovi centri furono inaugurati a Genova, Venezia, Bologna e Torino e, ben presto, la rete USIS fu trasformata da semplice network per la distribuzione del materiale prodotto a Washington, in attiva promotrice di un’intensa campagna di propaganda, la cui direzione era affidata all’ambasciatore americano e al direttore dell’USIS nazionale. La nomina a questo ruolo di Lloyd A. Free, alla fine del 1950, segnò, per altro, una maggiore autonomia degli uffici nazionali nella proposta delle iniziative e un maggiore coordinamento tra le varie sedi, grazie a incontri trimestrali tra i vari direttori.

In questa fase (1950-1952) il raggiungimento dei lavoratori era ancora considerato prioritario, mentre le élite culturali rivestivano ancora un ruolo secondario e subordinato all’influenza che potevano esercitare sui gruppi primari. A partire tuttavia dal 1954, il ruolo dei “public opinion moulders” acquisì progressivamente maggiore importanza, rientrando tra i “primary target groups."

Il 1953 fu un anno di generali cambiamenti, sia nell’andamento della Guerra Fredda, sia nelle politiche
americane relative ai programmi di informazione, con la creazione, nell’estate, dell’USIA come agenzia indipendente. Questa fase ricca di evoluzioni interessò anche l’Italia, ove prese, infatti, il via una profonda svolta nelle strategie operative e negli obiettivi dell’USIS. L’evento in tal senso più importante fu, con ogni probabilità, la nomina, da parte della nuova amministrazione statunitense, di un nuovo ambasciatore americano in Italia; anzi, in questo caso, di un’ambasciatrice: Clare Boothe Luce. Moglie dell’editore di Time Henry Luce, ex membro del Congresso e tra i maggiori campioni dell’anticomunismo in America, la nuova ambasciatrice seppe dimostrare da subito il proprio attivismo e la propria determinazione nella lotta contro le forze comuniste italiane, al punto da finire per essere criticata, in più di un’occasione, per la sua eccessiva schiettezza e intereferenza in questioni italiane. Durante i suoi anni da ambasicatrice, la Luce viaggiò in lungo e in largo per il paese e finendo per diventare un importante – e spesso invadente – personaggio pubblico della politica in Italia. A ciò contribuì anche l’USIS, operandosi molto per promuoverne l’immagine e pubblicizzarne le iniziative e gli interventi. In cambio, la Luce, tra il 1953 e il 1955, ne potenziò il ruolo, avviando, in collaborazione con il direttore dell’agenzia in Italia, Lloyd A. Free, un’ampia opera di riorganizzazione della rete di uffici italiani, a partire dalla definizione delle finalità e delle modalità delle loro azioni. Il cambio di rotta apparve subito evidente, sin dal “Country Plan” del 1953. La principale novità riguardava l’individuazione dei gruppi a cui rivolgersi: passavano in secondo piano i lavoratori, mentre diventavano primari, nel loro ruolo di mediatori culturali, i “public opinion moulders. I lavoratori e le masse non scomparivano, comunque, del tutto, venendo fatti rientrare sotto la categoria di “complementary audience groups”. L’USIS optò quindi per il mantenimento di un “limited mass information program." Complessivamente, si trattava comunque di un cambiamento notevole, con cui l’USIS abbandonò ogni pretesa o prospettiva di rivolgersi direttamente alle masse italiane, riconoscendo ai “public opinion moulders” – tanto quelli del presente, quanto i futuri – un ruolo centrale nella più efficace trasmissione possibile dei propri messaggi.

Nei due anni successivi, quindi, l’USIS e i suoi funzionari impararono gradualmente a sfruttare la sete di conoscenza e la curiosità degli intellettuali e dei leader italiani nei confronti dell’America e delle nuove discipline che lì andavano sviluppandosi (prima tra tutte, la sociologia), utilizzando a proprio vantaggio il ruolo e l’influenza della “high culture” e della élite dirigente italiana, per il
raggiungimento dei propri obiettivi. Tale impostazione verrà confermata e realizzata, in maniera stabile, nel corso degli anni successivi, senza poi essere più sostanzialmente modificata.

In conseguenza dei tagli al budget, tra il 1954 e il 1955, venne riorganizzata anche la struttura degli uffici. Vennero, quindi, chiuse le sedi di Bari e Bologna (sebbene qui venisse lasciata aperta la biblioteca) e altri uffici furonorridimensionati, mentre la sede di Venezia fu sostituita con quella di Trieste. Nel 1955, subì una riduzione anche lo staff, La valutazione degli effetti e dei risultati ottenuti dal programma a seguito della svolta del 1953 fu positiva, per cui, per il 1956, nessuna modifica fu apportata al “Country Plan."

Quando poi, alla fine dell’anno, la Luce lasciò i suo incarico da ambasciatrice, quello dell’USIS in Italia era diventato uno dei più grandi, più importanti e più positivamente valutati programmi dell’USIA. Nel corso degli anni successivi, la sua politica non subì grosse modifiche e l’impostazione di fondo rimase quella di puntare su obiettivi a lungo termine e sul ricorso a “cultural mediators”. Le sezioni radio e film andarono, invece, progressivamente riducendosi, fino alla tendenziale scomparsa di ogni riferimento ad essi all’interno dei rapporti e dei “Country Plans” degli anni successivi. La documentazione relativa agli anni successivi fa, infatti, riferimento per la maggior parte, se non completamente, all’“Educational Exchange Program”, in connessione con il Fulbright Program e con la nascita di un’Associazione Italiana Fulbright, che riuniva tutti i “returned grantees;" al “Book Translation Program;" al “Library Program" e, infine,  all’andamento del programma per la creazione di cattedre in “American Studies” presso le università italiane. D’altra parte, fu probabilmente questo il progetto di maggiore successo e più duraturi risultati promosso dall’USIS in Italia: vviato alla metà degli anni Cinquanta, in poco più di dieci anni portò alla creazione di sei cattedre in sei università italiane e di diciotto corsi, in quattordici università, per un totale di ventiquattro corsi in “American Studies”. Questi spaziavano dalla letteratura, alla storia, al pensiero politico e alla giurisprudenza, e interessevano alcune tra le maggiori università italiane, comprese la Sapienza di Roma, l’Università di Pisa e quelle di Firenze, Bologna, Torino, Napoli e Padova.


A partire dal 1956, comunque, in un clima internazionale più disteso, il programma italiano dell'USIS fu progressivamente ridimensionato e le risorse destinate agli uffici USIS europei iniziarono a essere gradualmente ridotte. Entro i primi anni Sessanta, infatti, l’Europa Occidentale si era oramai completamente ripresa, aveva intrapreso e accelerato il proprio processo di integrazione e poteva essere considerata, senza più dubbi, un valido e sicuro alleato degli Stati Uniti. Per quanto riguarda, poi, l’Italia, molti programmi e collaborazioni, inizialmente promossi dall’USIS, divennero, nella seconda metà degli anni
Cinquanta, sempre più in grado di camminare sui propri piedi e procedere autonomamente. A partire dagli anni Sessanta, giunse quindi a compimento la fase espansiva dell’USIS, con una progressiva chiusura di molti centri.

Vettori collegati

Programma Fulbright

programma di scambio culturale

Clare Boothe Luce

Ambasciatrice americana in Italia

Bruno Zevi

USIA

United States Information Agency

Fondo USIS di Trieste

Fonti

Tobia, Simontte. Advertising America. The United States Information Service in Italy (1945-1956). Milano: Il Filarete, 2008.

Bruti Liberati, Luigi. "Words, words, words." La guerra fredda dell’USIS in Italia (1945-1956). Milano: CUEM, 2004.

Crisanti, Giulia. "Modernizzazione in celluloide. Le politiche d’informazione americane in Italia e il FondoUSIS di Trieste (1941-1966)." MA Diss. University of Pisa, 2015.

Scheda redatta da: Giulia Crisanti