"The Energies of Italy"

Articolo pubblicato sulla rivista Fortune nel 1953

1954

Italia; Stati Uniti

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"The Energies of Italy" è un articolo di dieci pagine publicato nel gennaio del 1954 dalla rivista di Henry Luce, Fortune e interamente dedicato a mostrare i traguardi delle moderne industrie e aziende italiane. La grafica fu curata dallo scrittore e artista italiano Carlo Levi e contribuisce a rivelare come, rispetto agli anni immediatamente successivi alla guerra (quelli della pubblicazione di Cristo si è fermato a Eboli), la rappresentazione pubblica dell’Italia negli Stati Uniti stesse significativamente cambiando.  Lungi dall’essere governata da un senso di immobilismo, l’Italia che appariva nelle pagine di Fortune era quella del fermento e della frenesia, dove “city streets are clamorous with traffic, ports crowded, factories humming, shops glistering.”

La rivista sottolineava  come la produzione industriale italiana fosse cresciuta del 50% dalla fine della guerra, contribuendo all’aumento dell’esportazioni verso gli Stati Uniti e rendendo il paese gradualmente meno dipendente dalle importazioni e dagli aiuti americani. Gli italiani erano elogiati per essere un “hard working, creative people, able to reach the made in Italy stamp of excellence” e in grado di esportare nel mondo “not just the product of factories and mills, but the work of Italian craftsmen and designers, of Italian painters, sculptors, writers and movie makers.” Seguiva quindi una carrellata di illustrazioni e descrizioni – commissionate ai principali artisti contemporanei italiani – di alcune delle principali produzioni industriali italiane, dai metanodotti dell’Eni e dalle acciaierie di Cornigliano, agli alabastri di Volterra e ai vetri di Murano, passando per le Vespe, le Lambrette e le scarpe di Ferragamo.

I toni che caratterizzavano tali rappresentazioni mostrano da un lato lo stretto legame tra americanizzazione e italianizzazione, dall’altro la definizione della modernità italiana come un ideale mix di tradizione e innovazione, capace di coniugare metodi di produzione e tecnologie americane, con un proprio senso dello stile e con una duratura tradizione artistica e artigiana. E così, parlando di Necchi – “the third most popular sewing machines company in the world” – l’articolo faceva notare come, pur esistendo dal 1923 ed essendo apprezzata per la forma e il design delle sue produzioni, “it was not until the plant was rebuilt on automobile assembly line principles in 1948 that the machine broke into the world market.” In maniera simile, la crescita degli impianti di Larderello era attribuita tanto al genio italiano, quanto agli aiuti del Piano Marshall. La chiave per il successo dei lanifici di Gaetano Marzotto era detta risiedere nel suo essere “part a Venetian grand signeur, part modern industrialist,” abile nel “blending of industrial production and art.” Mentre il fascino dei vasi e delle bottiglie di vetro prodotte da Venini a Venezia derivava dall’avergli saputo conferire un design moderno, senza però rinunciare a metodi di realizzazione vecchi di secoli.


 

 

Vettori collegati

Salvatore Ferragamo

Fonti

“The Energies of Italy,” Fortune, Gennaio 1954, pp. 98-107.

Scheda redatta da: Giulia Crisanti