Federico Fellini

regista

Walter Albertin, World Telegram staff photographer - Library of Congress. New York World-Telegram & Sun Collection.

20/01/1920–31/10/1993

Rimini (Italia)

scenario
categoria
soggetti
tag
persona fisica

Cinema italiano del dopoguerra

Cinecittà

Marcello Mastroianni

attore

Il cinema di Federico Fellini è da considerarsi un vero e proprio mediatore culturale dell'italianità in America. Unico regista al mondo ad aver ricevuto 4 premi per il miglior film straniero, 12 candidature totali e un premio alla carriera agli Academy Awards, Fellini è indiscutibilmente il regista italiano più conosciuto, corteggiato e apprezzato negli Stati Uniti del dopoguerra tanto da incarnare uno dei primi esempi di "regista superstar". Dopo aver collaborato alla sceneggiatura di Roma città aperta (1945), Paisà (1946) L'Amore (1948) di Roberto Rossellini (distribuiti e apprezzati in America come esempi di neorealismo italiano), con I Vitelloni (1953) Fellini ottiene una prima attenzione dal pubblico e dalla stampa statunitensi. Ma il primo grande successo oltreoceano del regista riminese arriva l'anno successivo con La Strada (1954) che racconta l'amara vicenda di una coppia di circensi, Gelsomina (Giulietta Masina) e Zampanò (Anthony Quinn), che gli vale il primo Oscar. Segue Il Bidone (1955) con protagonista l'attore di film gangster Broderick Crawford, dove Fellini dà prova al pubblico americano di saper personalizzare col proprio stile un genere tipicamente hollywoodiano. Con Le Notti di Cabiria (1957) Fellini conquista il secondo Oscar, portando a maturazione i tratti di questo stile unico, e tipicamente moderno, che gli vale l'aggettivo di "fellinesque". 

Il peculiare binomio fra realismo e surrealismo, barocchismo e sofisticatezza a cui la critica internazionale dell'epoca indirizza le proprie analisi a rendere "fellinesco", oggiogiorno, ogni opera o "atmosfera" che rimandi alla poetica del regista riminese. Per lo studioso americano Peter Bondanella, infatti, i tratti del "fellinesco" sono riassumibili nella trama de Le notti di Cabiria (Fellini, 1953) perché "suggerisce una visione del mondo del tutto non realistica ed essenzialmente illusionista". Piuttosto che adeguarsi al modello Hollywoodiano, negli States la figura di Fellini rievoca immaginari da bottega rinascimentale che lavora per assecondare i desideri espressivi dell'artista-genio.   

Con La dolce vita (1960) Fellini riesce a fotografare ed esportare i caratteri distintivi dell'Italia del miracolo economico grazie anche a un'operazione distributiva senza precedenti rivolta proprio agli Stati Uniti. Oltre a divenire il film italiano più conosciuto e apprezzato in America, l'immaginario de la "dolce vita" presentifica al mondo americano l'essenza del processo di nation building operante nell'italia del dopoguerra, fatto di benessere e spensieratezza, mondanità ed esotismo, innovazione e cosmopolitanismo.

Grazie alla presa sul mercato statunitense, il produttore Dino De Laurentis proporrà più volte, e senza successo, a Fellini di girare negli States. Racconta Fellini: "Dubito che riuscirò mai a fare un film in America. Mi invitano ad andare lì, a starci dodici o quindici settimane, attraverso questo contatto a farmi venire delle idee. Gli amici americani, gentili, generosi, vogliono ospitarmi, mettermi a disposizione le loro case, il loro tempo, gli spettacoli, gli scrittori, i viaggi da una costa all'altra; e mi dicono che posso visitare le grandi città, e la provincia, e chiedere di vedere tutto quello che voglio perché sarei accontentato in tutto. Ancora una volta ci sarebbero meeting con artisti, uomini di cultura, tutti coloro che mostrano di essere contenti di incontrarmi, da Mailer a Woody Allen, a Capote, e a quell'affascinante, gentile spettro che è Andy Warhol; mi mostrerebbero di certo le cose, i posti, le persone che loro giudicano più «felliniane» e che mi mettono in un imbarazzo totale. Il risultato può essere solo di rinuncia, di ritirata e di disagio per giustificarmi, mettermi a spiegare loro che non sono capace, non lo so fare un film in America, perché anche se il loro paese mi affascina, mi seduce e mi sembra un immenso set molto congeniale alla mia visione delle cose, non saprò mai raccontarlo in un film."

  

Vettori collegati

Cinecittà

Sophia Loren

attrice

Marcello Mastroianni

attore

Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica

festival del cinema

La dolce vita

film

Cineritz

casa di produzione e distribuzione

8 e 1/2

film

Academy Awards

premio cinematografico

"How Big is La Dolce Vita in America?"

Boxoffice, 10/07/1961

Cinema italiano del dopoguerra

Joseph E. Levine

Distributor/Producer

Franco Cristaldi

Produttore

Playboy

rivista

Dino De Laurentiis

Produttore

Fonti

Bondanella, Peter, The Films of Federico Fellini, 2002.

Grazzini, Giovanni, Federico Fellini. Intervista sul cinema, Il Saggiatore

Bertozzi, Marco, L'Italia di Fellini. Immagini, paesaggi, forme di vita, 2021

Scheda redatta da: Giuseppe Gatti