Big Deal on Madonna Street

Film

Pubblico Dominio

1958-1960

Italy (Rome)

scenario
category
media
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cinema

Diretto da Mario Monicelli e prodotto da Franco Cristaldi in compartecipazione con gli studi di Cinecittà e Lux Film, I soliti ignoti afferma oltreoceano il “nuovo” genere della commedia all’italiana parodizzando un colosso del cinema hollywoodiano, il film di rapina. Ottenendo la candidatura all'Oscar per il miglior film straniero, il film si impone negli anni a venire come un classico del cinema del dopoguerra.

Il film è distribuito in America dalla UMPO di Richard Davis nel novembre 1960, e successivamente da Janus Film, con  il titolo di Big Deal on Madonna Street, in omaggio alla via romana dove si svolgono i fatti. La distribuzione statunitense segue quella di Padri e Figli (1957), opera diretta da Monicelli con Vittorio De Sica e Marcello Mastroianni, promuovendo il film come parodia all’italiana del fortunato film di rapina Rififi (Dassin, 1955). Come rileverà il New York Times, sottolineando l’eccellenza del cast italiano: “It may be a spoof on ‘Rififi’, but its comedy is based on something much more universal and elementary. That is the humor of sheer clumsiness”. Il successo di critica de I soliti ignoti verrà spesso accompagnato dalle lamentele per l’inefficacia del sottotitolaggio inglese (preferito in ultima battuta al doppiaggio) che limitava la ricchezza del parlato italiano e appesantiva la fruizione.

Il film, che ha fra i suoi protagonisti Marcello Mastroianni, Vittorio Gassmann, Totò e l’esordiente Claudia Cardinale, vede nel proprio cast autori e maestranze d’eccellenza del cinema italiano del dopoguerra. Oltre alla sceneggiatura scritta da Age e Scarpelli, la fotografia de I soliti ignoti è affidata a Gianni di Venanzo e coadiuvata dall’operatore Enrico Menczer che ne esaltano le tinte chiaroscurali. Le scene, curate da Pietro Gherardi per l’arredamento di Vito Anzalone, accrescono la tinta noir della pellicola, mentre la vivace colonna sonora jazzata musicata da Piero Umiliani, enfatizzerà l’originale contrasto fra il registro comico e quello crime.

Da notare come in alcuni ambienti progettati da Gherardi e Anzalone, siano inseriti cartelloni e bottiglie “Martini”, un marchio che negli Stati Uniti godeva ormai di una certa riconoscibilità iconografica e sofisticatezza consumistica. Non a caso, la bottiglia del vermouth torinese compare abbinata a un fiasco di vino sulla tavola del fotografo Tiberio (Marcello Mastroianni), enfatizzando l’ambivalenza drammaturgica della scena, a cavallo fra atelier d’artista e osteria popolare. Un contrasto fra tradizione italiana e cultura pop americana è invece promosso attraverso un altro espediente scenografico. Durante la preparazione del colpo Mario (Renato Salvatori) compra in un mercato rionale tre grembiuli con l’immagine di Donald Duck, dicendo di volerli regalare a sua mamma. Più tardi, rivedremo i tre paperi indossati dalle donne di servizio di un orfanotrofio (fra cui compare l’esordiente Elena Fabrizi, in arte “Sora Lella”), scoprendo che Mario – eterno mammone – è in realtà un trovatello che di tanto in tanto fa visita alle sue “tre mamme” adottive per elemosinare denaro.  Ispirato al racconto di Italo Calvino Furto in una pasticceria, il film colleziona tutta una serie di riferimenti alla cultura enogastronomica italiana, culminante nella celebre "pasta e ceci" trangugiata per consolarsi dal fallimento del colpo che rimarrà una scena iconica del cinema italiano.  

Abbinando una variegata scelta degli ambienti (dagli scorci popolari di San Lorenzo e Testaccio, agli spazi aperti del Foro Italico e del quartiere Prati) con vedute dall’alto e anguste scene d’interni, il film gioca a tratteggiare lo sgangherato colpo in via delle Tre Madonne come una rinascimentale impresa creativa. Sebbene secondo Scarpelli l’intento fosse quello di mostrare dei personaggi inetti e trasandati, i protagonisti del film, in primis la figura di Totò, si caratterizzano per la loro ostentazione di abilità criminali e intellettuali, e  a ben vedere, manifestano sempre una certa ricercatezza dei costumi (sempre curati da Gherardi) che ne enfatizzano il ritratto di “moderni” criminali da strapazzo.  

Difatti l’appeal de I soliti ignoti per il pubblico americano va ben oltre la satira, ma attinge al passato della commedia italiana per forgiare una nuova immagine “autoriale” di questo genere. Come ricorderà Monicelli, l’inserimento di elementi tragici e sinistri (come la morte accidentale del rivale Cosimo o il fallimento stesso dell’impresa criminale) non sono solo irriverenti omaggi al noir, ma si ricollegano alla tradizione della commedia dell’arte italiana (da Macchiavelli a Boccaccio), donando numerosi lasciti al mondo cinematografico statunitense: “Nel cinema newyorchese degli italo-americani e degli ebrei il cinema italiano e la commedia all’italiana sono conosciutissimi. Tutti i registi, attori e scrittori italo-americani, hanno salvato il cinema italiano, facendo molte citazioni”. Il film, a cui seguirà L’audace colpo dei soliti ignoti (Loy, 1959), influenzerà infatti la formazione dei registi della new Hollywood, ispirando diversi remake americani come Crackers (Malle, 1984), Criminali da strapazzo (Allen, 2000) e Welcome to Collinwood (Russo & Russo, 2002), nonché un musical di Broadway Big deal (1986), diretto da Bob Fosse e premiato ai Tony Awards.

Related Vectors

Cinecittà Studios

Marcello Mastroianni

actor

Academy Awards

premio cinematografico

Postwar Italian Cinema

Franco Cristaldi

Producer

Vides cinematografica

Production studio

Claudia Cardinale

Actress

Lux Film

Production studio

Mario Monicelli

Director

Sources

Alberto, Pallotta (a cura di), I soliti ignoti, Milano: unmondoaparte edizioni, 2002.

Bosley, Crowther, “The Screen: Italian Parody of 'Rififi':'Big Deal on Madonna Street' in Premiere Toto Among Bungling Burglars at the Paris”, November 23, 1960.

Author Giuseppe Gatti