Dean Martin

Actor/Singer

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Frank Sinatra

Actor/Singer

Figlio di un barbiere abruzzese immigrato negli Stati Uniti e di una madre anch’essa di origini italiane, il giovane Dino ebbe un’infanzia non facile, segnata dalle difficoltà ad imparare l’inglese (in famiglia si parlava solo il dialetto abruzzese) e dalla necessità di fare lavori e lavoretti per sbarcare il lunario (barbiere come suo padre, lustrascarpe, commesso di supermercato, minatore, croupier, perfino pugile). Nei primi anni Quaranta Dean Martin comincia finalmente a cantare nei locali di New York con quello che sarà il suo nome definitivo dopo aver americanizzato il cognome Martini che aveva in origine assunto. La svolta avviene con l’incontro del comico Jerry Lewis nel 1946, un sodalizio che durò fino al 1956 e che portò alla realizzazione di sedici film di straordinario successo. Costretto alla classica coppia comica del savio e dello stolto (la loro What Woud You Without Me?, dal film The Caddy del 1953, riassume davvero, nel testo e nella performance, il senso di secoli di storia di questa formula), Martin visse come una rinascita la fine della collaborazione, dove le sue canzoni venivano continuamente interrotte e “sabotate” dalle battute di Lewis, e poté finalmente dedicarsi alla carriera di cantante e a ruoli più qualificati insieme ad altri attori di fama, come Marlon Brando e John Wayne (The Caddy, conosciuto in Italia come La palla al piede, è tra l’altro anche il film dove Martin canta That’s amore, il suo primo grande successo). Accanto all’attività di cantante e di attore, Martin affiancò presto, sulle orme di Perry Como, quella di conduttore televisivo: il suo programma, The Dean Martin Show, fu tra quelli più popolari degli anni Sessanta e, con il successivo Dean Martin Celebrity Roast, si caratterizzò per il “roasting”, vale a dire la bonaria presa in giro di un ospite d’onore al fine di metterlo in difficoltà, tecnica televisiva che farà scuola anche da noi. Martin tenne poi degli spettacoli natalizi di grande successo in cui esibì i propri sette figli, da prolifico padre “italiano”, dei quali uno morirà nel 1987 in un incidente aereo prostrando enormemente l’artista.

Sebbene ufficialmente Dean Martin, a causa dei troppi impegni, non sia mai potuto andare in visita a Montesilvano (secondo alcune fonti ci sarebbe in realtà stato almeno una volta in gran segreto), la città abruzzese di cui era originario suo padre gli ha dedicato un Palacongressi di 3.000 posti. Dean Martin ha sempre rivendicato orgogliosamente le sue radici italiane mantenendo, come ha testimoniato la stessa figlia Deana, ottime relazioni con la comunità italiana negli Stati Uniti. L’Italia, infatti, conservò un posto importante nella figura pubblica dell’artista ed egli ne condivise tutti i miti che la connotano, dall’immagine di “macho”, a quella di buon bevitore, di fumatore, di viveur, insomma, fino a quella di una presunta “naturalità” nell’arte del canto: «Gli italiani – ebbe a dire al periodico Look – sono così talentosi, prendete solo i cantanti, qui da noi: 90 per cento sono italiani… Perché cantano da qui, dal cuore, dallo stomaco, non dalla gola. Chiunque può cantare dalla gola, ma allora dice solo parole». Proprio in omaggio alla sua italianità Martin diede sempre ampio spazio alle canzoni del Bel Paese, come per Come Back to Sorrento (Torna a Surriento), Arrivederci Roma o Volare! (Nel blu dipinto di blu). L’artista ha comunque riconosciuto in Bing Crosby l’influenza decisiva per lo sviluppo del suo stile vocale, vale a dire quel “crooning” che nacque come atteggiamento compensativo rispetto alla capacità del microfono di captare ogni sfumatura del suono e che, quindi, richiedeva un controllo assoluto della voce per evitare inevitabili scompensi ed errori dovuti alla sua sensibilità. L’influenza di Crosby gli venne attraverso il medium cinematografico perché, come egli stesso ha dichiarato, «ogni volta che un film di Crosby arrivava a Steubenville, stavo lì tutto il giorno e guardavo. Ed è così che ho imparato, perché è vero che non so leggere una sola nota. Non lo so fare. Ho imparato da Crosby e così hanno fatto Frank Sinatra e Perry Como. Abbiamo tutti incominciato imitandolo; è stato l’insegnante di tutti noi». Un apprendimento, dunque, mediato dalla registrazione, che diventerà tipica della popular music, e spesso anche del jazz, nella quale la registrazione diventa il “testo” e ad essa si fa riferimento per la documentazione e la trasmissione dello stile esecutivo. Martin fu anche associato agli amici Frank Sinatra e Sammy Davis jr. nel Rat Pack, un gruppo informale di artisti con obiettivi comuni, di solito per tour collettivi o film, che già aveva incluso nei decenni precedenti noti personaggi dello spettacolo ma che, quando Sinatra ne divenne il leader, ebbe un’evoluzione in senso ancora più collaborativo implicando un attivo sostegno degli uni per gli altri e rapporti con la politica. Pur in un profilo generalmente conservatore, Martin fu, come del resto Sinatra, un convinto sostenitore dei diritti civili e si impegnò nella lotta al razzismo, rifiutando ingaggi da club che non ammettevano artisti afroamericani.

Dean Martin ha cantato centinaia di canzoni e inciso un enorme numero di album, a volte al ritmo di quattro all’anno. La sua canzone più famosa è forse Everybody Loves Somebody, un brano del 1947 da lui registrato nel 1964. Insieme al retaggio della canzone italiana, l’artista si dedicò anche al repertorio country, incidendo dischi con canzoni di autori come Johnny Cash e Merle Haggard. Dean Martin morì nel 1995 e fu sepolto nel Westwood Village Memorial Park Cemetery di Los Angeles.

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Frank Sinatra

Actor/Singer

Robin and the Seven Hoods

Film

I Have But One Heart

Song

Dino: Italian Love Songs

Musical record

Sources

Canessa Francesco, Ridi, pagliaccio!  Edizioni La Conchiglia 2015.

De Clementi Andreina, Di qua e di là dall’oceano, Carocci 1999.

De Simone Roberto, Appunti per una disordinata storia della canzone napoletana, in Culture     

                                 musicali, Quaderni di etnomusicologia II/3, 1983.

Frasca Simona, Birds of Passage, Lucca: LIM, 2010.

Stefano Masi, Franco Mario, Il mare, la luna, i coltelli, Tullio Pironti Editore, 1998.

Anita Pesce, La sirena nel solco, Napoli: Guida, 2005.

Maria Luisa Stazio, Osolemio, Roma: Bulzoni, 1991.

Giovanni Vacca, Gli spazi della canzone, Lucca: LIM, 2013.

Author Giovanni Vacca